il catalogo






Il Catalogo, pubblicato dalle edizioni AICS di Belluno, contiene interventi di Claudia Alpago Novello, Alfonso Lentini, Aurelio Fort, Anna Maria Pianca e brani di Jacques Deridda, Andrea Zanzotto, Italo Calvino, Paul Celan, Angelo Maria Ripellino, Lawrence Ferlinghetti. 

Una parte significativa è dedicata ai contributi creativi, con i nomi di tutti i partecipanti.

 

 

Chi lo desidera, può richiederlo (con un contributo di 8 euro) all’AICS di Belluno: via Vittorio Veneto, 166 - 32100 BELLUNO - tel. 043733981 - info@aicsbelluno.it



ALCUNI INTERVENTI

Più dei muri valgono le pietre
(Claudia Alpago Novello, Assessore alla Cultura)
A parlare di resistenza, quest’anno, a Belluno, sono i sassi.
La parola è quella dell’Arte, parola capace di travalicare confini, pregiudizi, schemi consolidati.
Per resistere, oggi, non servono muri.
Sono le pietre che fanno i muri.
Pietre generate dal lento stratificarsi del tempo, pietre nate nel cuore bruciante della terra, pietre eruttate in uno scoppio inatteso, pietre levigate dal mare, dallo scorrere inesorabile di un fiume.
Pietre differenti, pietre su cui ciascuno ha scelto di lasciare un’impronta e di scrivere il proprio nome.
Stiamo attraversando tempi di  fortissimi cambiamenti, e se la parola crisi porta in sé, etimologicamente, l’idea intrinseca di rottura, è proprio a partire da questa rottura che siamo chiamati a ri-esistere.
Piccoli sassi, diversi e divenuti improvvisamente importanti grazie a un gesto di consapevolezza individuale, popolano in questi giorni lo spazio urbano e suggeriscono nuove forme di aggregazione, ripensano la quotidianità, costruiscono nuovi collegamenti.
Perché se di ri-esistenza è indispensabile parlare, non si può dimenticare che qualunque tipo di rinascita vera non può prescindere da un profondo cambiamento culturale.
Un cambiamento che affonda le sue radici nella memoria, che rompe i muri, che riconosce i crolli e valorizza le identità individuali per ricomporle entro nuovi e imprevisti orizzonti.
Perché, per RI-ESISTERE, resistere è solo il primo passo.





Di sassi, impronte e altre resistenze
(Alfonso Lentini)

al centro
del poema
la pietra
(Jacques Deridda)

Per come l’abbiamo pensata all’inizio, avrebbe dovuto essere un’azione clandestina. Imbrattiamo un po’ di sassi con la scritta “resistenza”, mi dice Aurelio, e il 25 aprile li facciamo comparire a sorpresa per le strade della città. È un’idea semplice, di facile comprensione e di sicuro impatto; e mi piace. I sassi sono da sempre le armi dei poveri, degli esclusi, dei ribelli senza storia. Disseminarli per le strade evoca la loro presenza/assenza, come a dire: “gli esclusi sono invisibili, ma esistono, sono qua.” Far pre/sentire il loro esserci è già una forma di resistenza.
I sassi evocano le montagne e Belluno ne è circondata. Le montagne, che sono luoghi estremi e di aspetto massiccio, evocano a loro volta l’idea della resistenza, quella combattuta dai partigiani contro il nazi-fascismo, ma anche le altre mille resistenze che si combattono ogni giorno nel mondo contro tutte le forme di oppressione, esteriore o interiore che sia. Resistere, dunque, per tornare ad esistere più autenticamente, per recuperare memoria e speranza, per riconquistare un’identità perduta.
Spargere a sorpresa sassi e parole può essere un richiamo forte, un’evidente allusione a tutto questo. Collegare la nostra azione alla data del 25 aprile può servire a dare risalto al significato fondante che l’espressione “resistere” ha assunto nella nostra storia di cittadini italiani. Declinare caparbiamente, instancabilmente (ma anche gioiosamente) quella parola, a tanti anni di distanza dal 1945, può stimolare una riflessione sui molteplici contenuti che essa può assumere oggi e sui valori che può ancora rappresentare.

Avrebbe dovuto essere un’azione clandestina, dicevo; ma la svolta è arrivata quando abbiamo cominciato a riflettere sulla valenza artistica che la nostra azione avrebbe potuto assumere.
L’arte, per come la intendiamo Aurelio ed io, deve porsi non solo come azione moltiplicatrice di significati e di idee, ma deve saper rompere gli argini, essere inclusiva. Allora abbiamo cominciato a pensare a un’azione capace di farsi punto di convergenza, collettore di energie.
E ci è venuta l’idea delle “impronte”. Se ogni sasso che utilizzeremo avrà un’impronta digitale e riporterà il nome di chi ce l’ha offerta, allora l’azione assumerà un significato più ampio, diventerà corale. Ogni sasso avrà una sua "identità" e l'installazione prenderà il senso di una grande assunzione collettiva di responsabilità intorno alla parola "Resistenza" e ai suoi vari significati. Belluno si trasformerà in luogo di accoglienza di tensioni e passioni provenienti da tutto il mondo. Una città che si apre a fiore.
Così, aiutati da un veloce passa parola da artista ad artista, da cittadino a cittadino, grazie anche al blog che abbiamo aperto, sono cominciate ad arrivare adesioni in grande quantità: hanno aderito noti artisti, scrittori, poeti, architetti, musicisti, fotografi, esponenti della mailart, di Fluxus e della poesia visiva, ma anche e soprattutto semplici cittadini da tutta Italia e da più di 35 nazioni che si sono riconosciuti nella nostra idea ed hanno voluto entrare a far parte del progetto.


Dei materiali pervenuti

Fra i tanti che hanno voluto aderire, alcuni - seguendo disciplinatamente le nostre indicazioni - si sono limitati a inviarci la loro impronta (o un sasso). Ma molti altri, artisti o semplicemente persone che possiedono una sviluppata sensibilità estetica, non si sono accontentati ed hanno voluto presentare le loro impronte in un contesto visuale più elaborato.
Inattese, ci sono così giunte piccole e deliziose opere d’arte. Teatrini patafisici, ruvidi o stralunati collage, composizioni neodadaiste, cartoline ironiche o lunari, delicati acquerelli, poesie visive, libere pennellate, graffiti e graffi, o anche solo lettere, invettive di indignazione civile, frasi augurali o di incitamento: una sorprendente fiumana di forme e colori si è materializzata in sintonia con la prassi anarchica di Fluxus, secondo le modalità della Mailart , o solo nello lo spirito di meravigliosa innocenza che richiama i disegni infantili.
Tutto questo materiale era tanto accattivante che non ci siamo sentiti di deturparlo per prelevare i frammenti da applicare sui sassi, come in un primo momento avevamo pensato.
Abbiamo così deciso di assegnare ai lavori pervenuti e all’energia da essi sprigionata uno spazio autonomo allestendo, ai fianchi della nostra installazione, una caotica, gioiosa, affollatissima mostra.


Del lavoro creativo

Il nostro lavoro creativo, iniziato subito dopo l’arrivo della prima impronta e protrattosi sino al momento della posa in opera, ci ha portato a interagire fisicamente con i sassi. Alcuni ci sono arrivati per posta dai luoghi più remoti, altri li abbiamo estratti dalle viscere della terra, ripescati da fondali, prelevati da vette altissime. Li abbiamo carezzati, ripuliti, lavati uno per uno e con ognuno abbiamo stabilito un rapporto fisico, sanguigno. Poi siamo intervenuti ritoccandoli con i colori, gli inchiostri, la carta e le colle, ma con la massima delicatezza, con rispetto e coscienza di ciò che ogni sasso rappresenta in quanto elemento della natura, in quanto frammento della storia millenaria del nostro pianeta.
Completata l’installazione, i sassi rimarranno per le strade di Belluno per qualche giorno, poi ritorneranno là da dove sono arrivati e gli agenti atmosferici li libereranno a poco a poco da ogni scoria umana. Ma chi vorrà, prima che siano rimossi, potrà prelevarne qualcuno e portare con sé un frammento del nostro gesto. In tal modo si produrrà un’ulteriore ramificazione, una simbolica impollinazione che moltiplicherà e dislocherà all’infinito la nostra idea. 

L’arte, a imitazione della materia cosmica, è un gioco combinatorio, un movimento di aggregazione e disgregazione secondo principi di armonia o di caos. Con questa consapevolezza abbiamo operato umilmente, ma con presunzione di audacia, sentendoci parte di un processo che va oltre le nostre individualità e agendo secondo l’istintivo proposito di ogni artista: cambiare i significati degli oggetti, indicare diverse angolature visive, avviare percorsi che possano condurre nei territori della meraviglia e della riflessione.








RESISTERE
alla paura al vuoto alla noia
al disamore al disincanto 
alla disarmonia
resistere alla bruttezza
(come può un uomo essere buono nella bruttezza)
resistere alla stupidità degli stupidi
e alla stupidità della presunta intelligenza
resistere alla volgarità 
alla mediocrità 
all’ipocrisia
resistere alla crudeltà nei confronti degli animali
e alle nefandezze che compiamo su di loro (certi sempre di restare impuniti)
resistere alla chiusura 
all’oscurità 
alla follia
resistere al feticismo delle tradizioni
al narcisismo delle radici
alle nostalgie di tempi in-felici
resistere ai cari valori 
alle culture migliori
alle civiltà superiori 
ai sacri principi
alle questioni di principio
resistere alle parole logore
alle retoriche alle demagogie
al grigiore degli stereotipi
ai luoghi comuni
ai luoghi ideali
resistere alla forza
all’arroganza alla prepotenza
resistere alle costrizioni alle limitazioni
agli allineamenti 
agli inquadramenti
resistere agli schemi ai sistemi
ai poteri chiari ai poteri occulti
alle strategie
resistere all’assuefazione 
all’obbedienza alla sottomissione
resistere alla casa alla chiesa alla famiglia
alla morale alla democrazia
resistere allo stato (delle cose)
alle regole ottuse
all’ordine dei padri (e delle madri)
ai codici stabiliti 
ai miti agli eroi

agli impassibili dèi 
alle religioni
resistere all’orrore 
alle armi
alle crociate
alle missioni di pace
resistere alla devastazione dell’infanzia
alla prevaricazione  alla discriminazione
resistere alla vergogna 
alla menzogna
al tradimento 
all’ineguaglianza 
al disprezzo
al pregiudizio alla desolazione
alla consumazione
resistere agli oggetti (così perfetti…)
resistere alla gravità 
alla realtà
alla storia
all’ineluttabilità 
al destino
alla durezza all’irragionevolezza
ai canoni di bellezza
alle leggi del mercato
ai meccanismi del successo
al concetto di progresso
resistere al pessimismo
e all’ottimismo (che è sempre criminale)
resistere a noi stessi
alle nostre giuste idee
alle nostre opinioni
alle nostre inamovibili convinzioni
alle nostre inossidabili certezze
alle nostre sicurezze
alle nostre verità assolute
al nostro tranquillo ben pensare
ai nostri pensieri esatti
ai nostri fatti nostri
alle nostre convenienze
alle apparenze alle consuetudini
alle nostre rassicuranti abitudini
resistere allo sconforto
al cinismo all’indifferenza all’apatia
resistere al silenzio
alla passività
alla rassegnazione all’immobilità
e alla fatica di resistere




per RI/ ESISTERE
per respirare
per rinascere
per ritornare a vivere
per ritornare a essere
per riaffermare
per reagire
per respingere
per rompere
per rovesciare
per rivoluzionare
per ribellarsi
per rifiutare
per rivoltarsi
per risollevarsi
per ricreare
per riesprimere
per risorgere
per riemergere
per ricostruire
per ricominciare
per riappropriarsi di…
per ritornare a…
per riandare verso…
per rimettersi in viaggio
per riflettere
per rispettare
per ragionare
per ridiscutere
per rielaborare
per ripensare
per ripensarsi
per ricordare
per ricordarsi
per rivedere
per ribadire
per ribattere
per rispondere
per rischiare
per riavere
per riprendere
per recuperare
per rafforzare
per ritrovare
per rimuovere
per ricercare
per ravvedersi
per rinnovarsi
per rigenerarsi
per rianimarsi
per rallegrare
per rallegrarsi
per risognare
per riappassionarsi
per ricommuoversi
per ridere
per riabbracciare
per riamare
per risplendere
per ritornare a essere
per ritornare a vivere
per rinascere
per respirare

AURELIO FORT

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